L'ALEATICO di GRADOLI, TRA MISTERI e OPPORTUNITA''
Nel Lazio, attorno al lago di Bolsena, c'è una zona meravigliosa in cui un'uva pregiata trova un'accogliente dimora. E' l'Aleatico, vitigno portato in Italia dai greci e coltivato qui sin dai tempi degli etruschi.
I terreni tufacei affacciati sul lago e l'effetto termoregolatore delle sue acque sono il magico Terroir in cui germoglia l'Aleatico.
Un'antichissima zona vulcanica, avvolta dal mito e dal mistero. I suoi "calanchi" tufacei e le gole impervie ispiravano nell'antichità storie ricche di mostri e diavoli. Una di queste narra di un demonio che viveva in una grotta nei dintorni di Gradoli, che si divertiva a seminare zizzania tra gli abitanti. Molti giovani valorosi provarono ad averne ragione, ma finirono tutti uccisi. A riuscire nell'intento fu un leone, accampatosi nella grotta del demonio mentre era assente. Al suo ritorno questi volle scacciarlo, ma finì trafitto dal bastone dell'indomito felino, che finì per addormentarsi, stremato dallo scontro. La leggenda vuole che all'indomani mattina dal bastone nacque il primo tralcio di Aleatico.
Uva semi-aromatica dal colore violaceo vermiglio, l'Aleatico è probabilmente una derivazione genetica del Moscato Nero toscano. E' diffusa anche nel meridione, in Puglia in particolare grazie ai greci, ma ha trovato il suoi territori di elezione nell'antica Etruria. In particolare, pare prediligere le alte colline vicine all'acqua, come nel caso dell'Isola d'Elba o per il lago di Bolsena. Conosciuto sin dall'antichità, anche la famiglia De Medici e Napoleone Bonaparte (durante l'esilio) ne decantarono le caratteristiche. La capacità di quest'uva di sviluppare zuccheri e sostanze aromatiche in grande quantità, ne hanno sempre fatto derivare un ottimo vino da fine pasto, dolce e liquoroso. Ma non solo, come vedremo. Le versioni di Aleatico generalmente prodotte sono tre: secco, amabile e passito. Come per la Vernaccia di Serrapetrona, a fare la differenza è la quantità di uva passita aggiunta al mosto base (anche se in questo caso parliamo di un vino fermo). Qualcuno preferisce lasciarla appassire sulla pianta. Altri invece optano per i graticci.
Al di là del grado zuccherino, ne deriva un vino molto piacevole: morbido, profumato, nettaroso e poco tannico. Ma c'è chi si spinge oltre.
A Grotte di Castro, a nord del lago di Bolsena, Antonella Pacchiarotti ha unito alle versioni tradizionali, la sperimentazione di un Aleatico vinificato in bianco. Si tratta del Ramatico, un Aleatico di grande complessità e dall'ottima persistenza gusto-olfattiva. L'azienda, nata nel 1998, coltiva il suo vigneto su terreni di origine vulcanica a 500 metri sul livello del mare. La filosofia produttiva si basa sul pieno rispetto della Natura e delle sue componenti, evitando interventi chimici invasivi sia in vigna che in cantina.
Oltre al Ramatico, ovviamente trovano posto le versioni più tradizionali: il Cavarosso, rosso secco, fruttato e dalla beva molto piacevole; e il Turan, passito naturale, dolce e suadente, dedicato alla Dea della fertilità. Vini tutti da scoprire e da raccontare, come la storia scritta dalle loro origini.